- Luisa Taibi
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Chi pensa solo per un istante a questa meravigliosa terra, di certo non potrà fare a meno di pensare a una delle specialità più conosciute della pasticceria siciliana: il cannolo!
Raccontarvi la sua origine non è impresa semplice, in quanto le sue fonti sono incerte e non avendo notizie confermate, la sua storia è avvolta da supposizioni e leggende.
Sembra che il primo a farne cenno fu Cicerone nel 70 a.C., dove durante un viaggio in Sicilia rimase colpito da un “Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”, dunque da un tubo di farina ripieno di morbida crema di latte.
Si narra che il cannolo sia nato come dolce tipico di carnevale e voleva essere un dolce del tutto scherzoso, creando appunto un dolce dalla forma fallica e ripieno di crema di ricotta, con una scorzetta di arancia al suo esterno. Ma presentarlo in altre occasioni come era stato progettato non era di certo di buon gusto, così furono tagliati le estremità del “tubo”, consegnando ai giorni nostri il cannolo come lo conosciamo.
Ma dove è nato il cannolo siciliano? È nato a Caltanissetta e l’etimologia del suo nome porta con se un'ulteriore leggenda su questo dolce. Infatti la parola Caltanissetta deriva dall'arabo e significa "castello delle donne". La leggenda narra che le donne dell'Harem del Castello inventarono la ricetta del cannolo, come omaggio vagamente fallico ai propri uomini.
Tra miti e leggende, oggi il cannolo siciliano è conosciuto in ogni dove ed è apprezzato da grandi e piccini.
Noi Taibi lo prepariamo seguendo la ricetta di famiglia tramandata da generazione a generazione, preparando ogni singolo elemento nel nostro laboratorio di pasticceria.
Pochi e semplici ingredienti per un’esperienza indimenticabile.
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Con le mani consce
d’amorosa cura
delicatamente un cannolo pigliai
aveva la scorza bollosa
coperta d’una patina zuccherosa
che avvolgeva
un ripieno d’ovina ricotta
candida e cremosa
con gocce di cioccolata tenebrosa
Spontaneamente
quella curiosa vista
la gola conquistò
sicché la bocca
quel colpevole cannolo reclamò
liberando un avido morso
che uno scricchiolamento generò
Il continuo masticamento
una sensazione sublime provocò
a tal punto che un altro ne gustai.
Francesco Giuliano
Articolo scritto da Luisa Taibi